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SAMT Blog

Attenzione a Yellowcake

14. January 2024, by Mario V. Guffanti
Technical Analysis,  Italian

In questo articolo parlerò di un settore investibile, in modo più descrittivo che tecnico. Si tratta di un settore poco seguito, ma che rispetto alle performances dell’ormai troppo famoso bitcoin non ha nulla da invidiare e poggia su basi decisamente più reali anche se ancora non bene definite da un punto di vista strategico.

Tutto è legato all’anno 2050, che è diventato un anno iconico per l'immaginario collettivo. Questa data dovrebbe rappresentare un punto d'arrivo molto importante per il mondo, perché rappresenta il raggiungimento di un obiettivo di neutralità carbonica, cioè emissioni zero, grazie ad un nuovo equilibrio fra le emissioni e l’assorbimento di carbonio, ottenuto con l’uso di energia verde al posto di quella attualmente inquinante dei combustibili fossili. Come arrivarci è però ancora poco chiaro. E qui il percorso non è dei più semplici, perché è necessario che i decisori politici ed istituzionali trovino dei punti di accordo su come procedere per definire una tassonomia degli investimenti sostenibili.

Il processo di transizione verso un mondo più verde è diventato quindi anche un argomento soggetto ad attente valutazioni e previsioni da parte del mondo finanziario. La multinazionale Bloomberg nel 2021 ha creato una piattaforma di ricerca che studia proprio tale fenomeno (Bloomberg NEF). Per il 2050 vede tre scenari: il “Green Scenario”, rappresentato da una prevalenza di energia verde fino all’85% (al 2019 l’energia fossile rappresentava l’83%, le rinnovabili il 12% ed il nucleare il 5%), il “Gray Scenario”, con un 48% di energia verde e un 53% di energia derivante da combustibili fossili (ma con l’utilizzo diffuso della cattura e stoccaggio del carbonio), ed il “Red Scenario”, caratterizzato da un 66% di energia proveniente dal nucleare.

Le motivazioni del “Red Scenario” sono dovute al fatto che diverse nazioni stanno puntando su programmi nucleari, con varie modalità.

Il settore nucleare è collegato alla sua materia prima per eccellenza, cioè l’uranio, che nella sua forma grezza è noto come yellowcake (torta gialla), per il colore che assume in fase di raffinazione che concentra gli ossidi di uranio.

Diverse nazioni stanno sviluppando e implementando le proprie risorse nucleari e sono in fase di sviluppo anche nuove tecnologie. Una rassegna in questo senso porterebbe ad un articolo troppo lungo. Mi limito ad accennare, per quanto riguarda le politiche legate al nucleare, che sei mesi dopo l'invasione russa in Ucraina, l'Unione Europea ha deciso di includerle nella sua tassonomia della finanza sostenibile, e nel Clean Energy Standard americano, è stata inserita anche l’energia nucleare. Anche Cina e India sono componenti molto importanti per la crescita di questo settore. Infine, alla recente conferenza di Dubai sul clima, 22 nazioni si sono impegnate a triplicare la capacità nucleare entro il 2050. A questo va aggiunto il problema che la Russia controlla una buona parte dei depositi di uranio e quindi questo potrebbe creare volatilità sui prezzi in base alle future situazioni politiche.

Per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie, abbiamo i russi che utilizzano centrali nucleari galleggianti come la Akademik Limosov per fornire energia negli impianti di estrazione di materie prime nelle zone artiche, i reattori al Natrium promossi da Bill Gates e Hitachi, e la progettazione di reattori di piccole dimensioni che possono essere fabbricati in uno stabilimento e trasportati successivamente nel sito di installazione (SMR - small modular reactors).

La situazione è ad oggi molto complessa e quindi non ci sono dei piani ben definiti. Ma il settore è da seguire in quanto il prezzo dell’uranio è molto sensibile agli squilibri tra domanda e offerta e crea spesso dei mini-trend molto performanti che si discostano, a livello di correlazione, dalle altre asset class. È proprio di questi giorni la notizia che Kazatomprom, il più grande produttore mondiale di materiale radioattivo, responsabile per oltre un quinto della produzione mondiale, ha avvertito di diminuzioni sul lato dell’offerta per i prossimi due anni a causa della carenza di acido solforico, essenziale per estrarre l'uranio dal minerale.

Da un punto di vista finanziario il mercato dei prezzi sull’uranio non è simile a quello delle altre materie prime: il suo mercato dei futures non è molto liquido o sviluppato. Inoltre, l'unico modo per accedere ai prezzi spot è attraverso veicoli illiquidi, con premi o sconti, ad esempio attraverso i trust. Pertanto, non ci sono modi semplici ed efficienti per accedere all'uranio spot. Inoltre, il 60% della produzione di uranio è concentrata su due sole aziende: la canadese Cameco (con una capitalizzazione di mercato di Usd 21,66B) e la kazaka Kazatomprom (con una capitalizzazione di mercato di Usd 11,27B).

Dal luglio 2019 è possibile l’investimento attraverso il gestore patrimoniale canadese Sprott, fondatore dello Sprott Physical Uranium Trust, che investe le sue attività in uranio fisico. Attualmente è quotato alla Borsa di Toronto, ed ha in programma di quotarsi anche alla Borsa di New York.

Esiste poi un ETF americano, il più grande nel settore dell’uranio, denominato Global X Uranium ETF (URA), che investe nei principali produttori di uranio, cercando di replicare l’indice Solactive Global Uranium & Nuclear Components. La maggior parte del peso è sulla canadese Cameco e sul trust di Sprott, mentre la parte restante è investita su produttori minori. La sua nascita è avvenuta nel 2010. Sprott ha creato un ETF simile per il mercato americano nel 2019, lavorando su un benchmark diverso (North Shore Global Uranium Mining Index), ed ottenendo una performance superiore. Nel 2022 è stata creata una versione UCITS del Global X per gli investitori europei (URNU). Nel nostro articolo utilizziamo per la parte grafica l'ETF che ha una storia maggiore, cioè quello denominato URA.

Veniamo ora alla parte grafica. Cominciamo con il confrontare in termini di performance in USD il trust del gestore Sprott, che replica in maniera abbastanza fedele il prezzo dei futures sull’uranio, con un ETF che segue l’indice composito di materie prime (Invesco DB Commodity Index Tracking Fund), su un orizzonte temporale di 5 anni.

20240114 01 Uranium and CRB performance 5y

Possiamo tranquillamente notare che, rispetto alla media delle materie prime, l’uranio presenta ogni tanto dei brevi micro-trend molto violenti che hanno una notevole profittabilità (si vedano le zone segnalate dalle ellissi nel primo trimestre del 2020, nel terzo trimestre del 2021, nel primo trimestre del 2022 ed a partire dal terzo trimestre del 2023). Notevole è la performance creatasi dopo la rottura della resistenza di settembre 2023.

Andiamo ora a fare la stessa comparazione, sempre in termini di performance, tra il trust, l'ETF URA, l’indice S&P 500 e le azioni di Cameco e Kazatomprom (negoziabile sul London Stock Exchange). L’azione Cameco (linea nera) è molto volatile ed è quella che replica più fedelmente il prezzo dell’uranio. Le azioni dell’azienda kazaka Kazatomprom (linea verde), hanno sovraperfomato tutti gli altri asset indicati nel grafico fino ad inizio del 2022. Successivamente è Cameco che ha continuato a performare. L’ETF URA (linea rossa), contenendo i due titoli, il trust sull’uranio ed altri produttori minori, ha avuto un risultato medio, ma molto più interessante rispetto all’indice S&P 500 (linea azzurra).

20240114 02 Uranium-stock-S&P500 performance 5y

Se ci spostiamo sui produttori minori, abbiamo delle curve che in termini di volatilità non sono adatte per i cuori deboli. Una delle aziende, secondo me più interessanti da seguire, è l’americana Centrus Energy (LEU). Si tratta di un venditore di combustibili nucleari che fornisce LEU (Low Essay Uranium) per i reattori tradizionali, e ha iniziato anche la produzione di HALEU (High-essay-low-enriched-uranium), che viene utilizzato nella nuova generazione di reattori nucleari negli Stati Uniti. Nel giugno 2021 Centrus ha ricevuto dal DOE (Department of Energy), la licenza per la produzione di HALEU nel loro nuovo impianto di arricchimento dell'Ohio ed ha effettuato la prima consegna al Dipartimento dell’Energia degli Usa a novembre del 2023. Se confrontiamo la performance di questa azienda negli ultimi 5 anni rispetto a quelle di Cameco e Kazatomprom, direi che il picco di performance che ha avuto nel 2021 è impressionante.

20240114 03 LEU-CCJ-Kazatomprom stock performance 5y

In conclusione, possiamo farci almeno due domande. Le performances appena viste saranno replicate in futuro? Il prezzo dell’uranio è già in una fase di bolla? Tecnicamente posso dire che non abbiamo una grande linearità di trend, e questi grafici mi ricordano molto i tempi di alta volatilità delle materie prime negli anni 60 e 70. Quindi il modo migliore per gestire una modesta posizione in questo settore è quella di usare il DCA (Dollar Cost Average), cioè piccoli acquisti a importo fisso diluiti e pianificati nel tempo e possibilmente fatti quando la curva scende e non quando sale. Tecnicamente è un tipo di investimento da seguire più con strategie di breakout che con modalità trend-following.

Attualmente il prezzo ha superato i 100 usd per libbra e vista la situazione attuale, alcune società di intermediazione prevedono che il prezzo spot potrebbe salire anche a 200 usd per libbra per il 2025. Ecco perché vale la pena seguire questo settore, ma facendo estrema attenzione a causa della sua forte volatilità e dell'incertezza delle politiche governative che lo pianificano.

About the author

Mario Guffanti

Mario Valentino Guffanti is a board member and Head of the Lugano Chapter. He is a financial advisor, technical analyst and researcher based in Milan, Italy. As an author of technical articles and lecturer as well as instructor in technical analysis courses in Switzerland, he is also dedicated to financial coaching through NLP techniques (neuro-linguistic programming).

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